I parabeni rappresentano un gruppo di molte molecole alcune delle quali vengono adoperate in varie tipologie di prodotti come conservanti antibatterici e antifungini.
Sappiamo che nei preparati non sterili è indispensabile preservare il prodotto da inquinamenti microbiologici che possono causare gravi rischi all’utilizzatore.
Partiamo dal presupposto che tutti i conservanti antibatterici esplicano un effetto tossico sia sui batteri che, ovviamente, sugli uomini.
E’ tutta una questione di dosaggi.
Fortunatamente le dosi che uccidono o inibiscono la proliferazione dei microganismi sono molto più basse di quelle che esplicano un effetto tossico sull’uomo.
Le principali caratteristiche dei Parabeni sono le seguenti:
- Esplicano un’ottima azione preservante, specialmente se associati fra loro.
- Pur essendo adoperati dall’industria farmaceutica , alimentare e cosmetica da tanti anni, hanno sviluppato nel tempo basse percentuali di allergie fra la popolazione, spesso inferiori a quelle di altri conservanti alternativi.
- Costano poco rispetto ad altri conservanti in quanto non sottoposti a brevetto.
- Sono utilizzati da circa 80 anni e, fra i tanti conservanti, sono quelli che probabilmente conosciamo meglio da un punto di vista tossicologico.
Ora veniamo ai dubbi che hanno suscitato tanto allarme fra la popolazione.
Tutto nasce nel 2004 da uno studio condotto dalla dottoressa Sabre dell’Università di Reading in Inghilterra. Nella pubblicazione scientifica la dott. Sabre trovò i Parabeni presenti e concentrati nei carcinomi mammari di alcune donne. Da qui nacque l’ipotesi, mai ufficialmente confermata, che possano esplicare un’azione cancerogena. C’è da dire che la maggior parte delle donne esaminate faceva un uso massivo di deodoranti e cosmetici nella zona ascellare. In seguito si evidenziò una debole azione estrogenica dei Parabeni da 1.000 a 10.000 volte inferiore a quella dell’Estradiolo. Tale attività cresce con il peso molecolare dei Parabeni. A titolo prudenziale la Commissione Europea vietò l’uso dei Parabeni a più alto peso molecolare lasciando in uso solo il Metilparaben, l’Etilparaben, il Propilparaben e il Butilparaben e abbassando le massime concentrazioni d’uso a livelli che, in base alle attuali conoscenze, sono da considerarsi del tutto innocui.
La grande diffusione dei Parabeni, che si trovano in vaste categorie di prodotti diversi, ha fatto partire studi tossicologici anche sui fenomeni di additività ai quali il consumatore potrebbe essere esposto durante la giornata. Finora i dati in nostro possesso non sono stati ritenuti sufficienti per l’introduzione di ulteriori restrizioni d’uso.
Tutte le polemiche che si sono venute a creare in questi ultimi anni hanno realizzato un’eccessivo allarme fra la popolazione che ha trovato nei fabbricanti, sempre pronti a cavalcare i trend, un’immediata risposta commerciale con i prodotti “paraben-free” nei quali i Parabeni sono sostituiti da conservanti alternativi come il Pentilenglicole, l’Alcool Feniletilico, il Fenossietanolo, l’Etilesilglicerina, l’Alcool Benzilico, Acido Deidroacetico, derivati di aminoacidi, i Benzoati, i Sorbati, etc.
Alcuni di questi, come il Pentilenglicole e l’Alcool Benzilico, esplicano però un’azione allergenica ben superiore a quella dei Parabeni oltre ad avere una sicurezza d’uso, a livello di capacità preservante, spesso inferiore e anche il Fenossietanolo inizia ad essere molto criticato per la sua potenziale azione tossica.
Inoltre c’è da dire che la tossicità dei Parabeni è stata a lungo studiata e per circa un secolo sperimentata sulla popolazione mentre per diversi conservanti alternativi abbiamo molti meno dati certi e molta meno esperienza d’uso.
Insomma non è detto che lasciare la via vecchia per la nuova possa dimostrarsi nel tempo necessariamente un vantaggio.
Per concludere dobbiamo dire che esiste molta cattiva informazione.
La Scienza è in continuo rinnovamento ma, allo stato attuale delle conoscenze, i Parabeni, se adoperati entro i limiti stabiliti dalle normative, risultano sicuri come qualunque altro conservante.